Tanti pensieri invadono la mia mente, sono intimi, mi fanno compagnia, alcuni sono piacevoli, sono frutto della mia esperienza. Sono stati degli alleati a tal punto da diventare convinzioni. Mi hanno dato forza e coraggio per superare ostacoli, mi hanno permesso di realizzare un sogno, mi hanno aiutato a crederci nei momenti in cui pensavo di non farcela.
Ho studiato, mi sono formata, ho fatto fatica, tanti sacrifici, ho incontrato bravi professionisti, li ho cercati, li cerco, ho fame di imparare, di conoscere.
Quando i pensieri che arrivano sono brutti, distruttivi, ho imparato a riconoscerli e a non lasciarmi più travolgere.
Da anni guardo dentro me stessa e mi ritaglio del tempo quotidiano per fermarmi. In questo momento che di tempo ne ho tantissimo – per la situazione creata a causa del coronavirus –, mi piace dare importanza a ogni piccola cosa, prestare attenzione a tutto ciò che sento. Cerco di vivere tutte le situazioni che mi si presentano con onestà, senza raccontarmi che va tutto bene, quando sento che ho paura.
È difficile essere persone vere, perché questo a volte comporta dover prendere delle decisioni. Io ci provo tutti i giorni, cado e mi rialzo.
Per tanti anni della mia vita mi sono ostinata a trovare soluzioni al mio sentire fuori da me stessa, cercavo continuamente altrove. Ho iniziato a stare bene da quando ho sperimentato che c’è tutto dentro di me, basta soltanto attingere. Per arrivare a essere consapevoli di ciò che si vive e si sente, occorre affrontare un percorso lungo e difficile: ci vuole allenamento, coraggio, costanza, fatica, sudore e tante lacrime.
In questi giorni il mio pensiero va alle persone che patiscono la solitudine, costrette in casa, magari senza la forza di chiamare qualcuno per poter aprire il cuore: deve essere terribile.
Quanti pensieri arrivano nella mia mente. Ho sempre pensato che il tempo fosse prezioso; adesso, che ce n’è tanto a disposizione, ha perso il suo fascino.
Nella mia vita i cani sono sempre stati presenti, senza però che ci fosse un legame empatico: non eravamo dentro la vita dell’altro, ma due entità separate.
Ho iniziato a “vivere” il cane quando ho iniziato a non avere più paura di me stessa.
I cani ci mettono di fronte tutti i nostri limiti ed è necessario essere pronti per poterli guardare in faccia e piano piano superarli.
Un giorno arriva nella mia vita Sky, una Jack Russell. Ed è in questo momento che inizia il mio percorso di crescita con i cani e come essere umano. Fin da subito fa emergere tutte le cose che non mi piacciono, che non voglio vedere, che mi fanno soffrire.
La mia intolleranza, il sentirmi inadeguata, la mia ansia, la rabbia irrisolta, l’incostanza.
Certo queste emozioni all’inizio non erano chiare, non avevano il nome leggibile ai miei occhi. Il risultato era che del mio cane non capivo nulla ed era Sky a non andare bene. Non avevo ancora compreso che il cambiamento di Sky sarebbe stato proporzionale a quanto ero disposta a investire per guardarmi dentro, fare ordine e mettermi in gioco per dare un nome a tutto quel sentire.
Sky continuava a ripetere a voce alta che ha bisogno di me, ma io – povera umana – ero ancora molto distante. Poiché nessuno mi aveva svelato il segreto che il benessere del mio cane era strettamente collegato al mio, inizio a cercare persone più brave di me per “educarla”.
Il primo educatore che incontro mi dice di prenderla a pedate. Il secondo mi propone il collare a strozzo. Lascio perdere dopo il primo incontro perché questi modi di “educare” non mi appartengono. La terza persona che incontro ha decisamente un altro approccio; iniziamo un percorso insieme, ottenendo alcuni risultati e con il trascorre del tempo inizio a sentire il desiderio di capire e approfondire.
Mi iscrivo a un corso per educatori, mi appassiono tanto e vado avanti nella formazione: studio, approfondisco diverse tematiche, acquisisco competenze teoriche e pratiche, faccio esperienza in canile. Durante i corsi ho la fortuna di incontrare tanti bravi professionisti e tante persone in gamba; nel confronto continuo, inizio a guardare e prendere in mano le mie emozioni. Piano piano l’intolleranza diventa curiosità, il sentirmi inadeguata diventa riflessione, la rabbia diventa energia per dialogare, l’ansia, la mia amata ansia, diventa ironia e l’incostanza diventa determinazione.
Wow! La mia jackina mi ha aiutata a diventare una persona adulta.
Nel frattempo entrano altri cani in famiglia, faccio tantissime esperienze riguardo l’educazione, la riabilitazione, la socializzazione dei cani.
Dentro di me manca comunque sempre qualcosa, nel mio cuore, nella mia anima, ma non so che cosa, non so dare un nome (come quando sapevo, sentivo che c’era un modo per diventare felici, ma non sapevo quale). Questo fino a quando incontro una persona che mi parla di “ascolto”, di un particolare tipo e modo di “ascolto”.
Mi si apre la mente, il cuore, finalmente collego la mia vita con quella dei cani. Le due strade si congiungono diventando una sola. È un nuovo approccio, faticoso, coraggioso, dove i cani possono davvero esprimere se stessi, dove capacità e limiti diventano risorse.
Sperimento in primis questo nuovo modo con i miei cani: la risposta è positiva, stiamo bene, stiamo meglio e ci conosciamo sempre di più.
Ascolto, fiducia, concertazione, armonia, equilibrio sono alcune parole che mi accompagnano nella quotidianità dell’attività con i cani.
Le volte che nella mia vita sono stata veramente bene, sono state quelle dove mi sono sentita accolta ed accettata, senza percepire da parte dell’altro il desiderio di cambiarmi.
Posso dire che tutti i giorni i cani mi aiutano ad essere una persona migliore. Credo che rapportarsi ad un’altra specie sia una cosa molto difficile e il confronto con altri professionisti lo trovo utile e costruttivo. L’ obiettivo rimane il benessere del cane e del suo gruppo sociale.
In questo periodo scrivere mi aiuta a tenere i miei pensieri vicini. Penso che una cosa piccolissima – che neppure si riesce a vedere adocchio nudo di nome “coronavirus” –, ha fermato il mondo.
Sono pensieri.