Quando ho adottato Maya aveva tre mesi e mezzo; avevo visto una pubblicità con un labrador e volevo un cucciolo uguale. Ero ancora inesperta: ignoravo che cosa significasse “essere un cane”. Non sapevo e non conoscevo alcunché.
L’ho vista su internet, ho chiamato l’allevamento e ci siamo accordati per la consegna. Come se fosse un pacco di Amazon.
A quei tempi abitava con me un altro cane.
Pur non avendo alcuna conoscenza e informazione (ah… la beata ignoranza quante cose stupide porta a fare!), dopo poco che viveva con noi, mi accorgevo che Maya al di fuori di alcuni luoghi o situazioni limitati alla cuccia o allo stare in casa e in giardino non faceva altro.
Aveva una grande difficoltà a vivere l’ambiente che percepiva come ostile. Le reazioni che aveva erano quasi tutte di evitamento. Aveva manifestazioni organiche quali: ansimare, midriasi, minzioni emotive. Manifestazioni comportamentali quali: reazioni di paura, anticipazione, ipervigilanza, fuga.
Io non ero sicuramente una compagna sulla quale poter contare. Il vocabolo più usato era “fobia”, Maya era fobica. Il mio pensiero era che doveva essere protetta perché da sola non ce l’avrebbe mai fatta. Ero diventata io stessa “fobica” anticipando tutte le situazioni che l’avrebbero portata ad avere reazioni di paura.
Iniziamo a fare un percorso con un’educatrice, diamo l’appoggio di altri cani, rinforzo positivo, desensibilizzazione, transfert e le solite cose che vengono proposte. Maya migliora, ma rimane sempre il cane che non ce la fa, che ha bisogno, poverina!
La grande trasformazione è avvenuta nel momento in cui ho smesso di etichettarla e le ho tolto il “marchio” di fobica, esaltando come caratteristiche tutte quelle cose che mi sembravano limiti. Ho smesso di trattarla da malata, ho smesso di essere la sua infermiera. Finalmente ho iniziato a vedere il cane, tutte le sue risorse e la voglia e il bisogno di essere trattata alla pari.
Ora è la nanny del gruppo, tranquilla e gioiosa, solida e determinata. Quando serve si arrabbia, sa esprimersi benissimo e con temperamento quando si trova in disaccordo con qualcuno del gruppo.
Tante persone che l’hanno conosciuta tempo addietro, rimangono stupiti e mi chiedono che cosa ho fatto: ho semplicemente smesso di chiederle come doveva essere.
Io e Maya abbiamo un’esperienza simile: fin da quando ero piccola mia mamma accompagnò la mia crescita continuando a ripetere una cosa, tanto che io arrivai a crederci e ad assumere dei comportamenti come fossi così; la stessa cosa è successa per Maya, io in primis e gli educatori dopo, la etichettavamo come fobica.
La nostra vera libertà e rinascita è avvenuta quando abbiamo incontrato qualcuno che ha creduto in noi oltre le etichette.