Iniziai a fare la volontaria in canile nell’estate del 2015. Fu un altro passaggio importante nella mia crescita.
Solo da poco ho la consapevolezza che per un lungo periodo dal canile “portavo via”, anziché “lasciare”. Mi spiego meglio: pulire i box, dare il cibo ai cani, portarli in passeggiata e così via. Erano tutte attività che mi gratificavano e facevano stare bene. Arrivavo in canile al mattino “vuota” e, attraverso l’accudimento dei cani, alla sera me ne tornavo a casa “piena”.
Erano i cani al mio servizio, ero là per me, per stare bene. Quando capii che in canile si va per “lasciare” e non per “portare via”, iniziai a essere veramente utile. Accettando, nel contempo, di essere utile, ma non indispensabile.
In quel contesto maturai l’idea di dare la possibilità a un cane anziano di trascorrere i suoi ultimi anni in casa. Avendo già Maya e Sky non tutti i cani sarebbero potuti andare bene e non mi dilungo a raccontare tutti i passaggi che ci portarono a scegliere Peter.
Peter è un cane competente, equilibrato, ben socializzato, figura importante nelle classi di comunicazione, non ha problemi con gli altri cani.
Wow! Era perfetto per supportare Maya e ridimensionare Sky.
La realtà all’inizio fu ben diversa, infatti l’inserimento non è stato dei più semplici: Sky trascorreva il tempo a ribadire che le cose erano tutte sue; Peter, all’opposto, era portato a chiedere continuamente “per piacere”.
Voglio però portare l’attenzione su un altro aspetto.
Peter aveva 9 anni, di cui gli ultimi 6 trascorsi in canile con il suo gruppo. Prima di portarlo a casa vennero fatti alcuni incontri con i miei cani. Facendo la volontaria avevamo modo di vederci con più frequenza, rispettare il protocollo e così via. Dopo circa quattro mesi andai in canile portando con me anche Peter: appena tolto il guinzaglio fece una corsa velocissima verso il suo gruppo e verso il suo box.
Io umana ci rimasi malissimo, cosa di cui ancora oggi provo tanta vergogna. Io umana ho avuto il coraggio di rimanere male perché Peter sentiva che era ancora quello il suo posto. Che ingrato questo cane, io umana gli offro una casa, del cibo, una rompicoglioni di terrier e tu, cane, mi ripaghi in quel modo?
Peter con questo gesto mi disse di mettere da parte il mio ego, di dargli tempo, di farmi conoscere, di meritarmi la sua fiducia, di andare piano. Fece crollare tutte le mie certezze.
Da quel momento non gli chiesi più nulla, gli feci soltanto capire che per lui ci sarei stata quando si sarebbe sentito pronto. Ci ha impiegato quasi un anno a venire di sua volontà verso di me.
Peter è fantastico, mi ha insegnato un sacco di cose, con lui ho iniziato ad apprezzare il silenzio e a non averne più paura. Ci capiamo al volo, la fiducia è sincera.
Mi ha insegnato a essere umile.