C’è ancora chi pensa e consiglia alle persone che adottano un cucciolo di lasciarlo da solo subito, già dalla prima notte e a volte per lunghi periodi anche durante il giorno.Il cucciolo viene quindi confinato in un luogo solitario, chiuso e lontano da tutti.
Non è raro infatti trovare cuccioli chiusi nel bagno, in una stanza, dentro un recinto, o nel kennel.
È facile che il cucciolo pianga, che si disperi, che si arrabbi, è nostro dovere comprendere però, che ad attivare questo comportamento è l’allontanamento dall’unico mondo conosciuto fino a quel momento, la mamma e i fratellini.
Per essere portato da sconosciuti in una situazione completamente nuova, dove viene messo alla prova dall’esperienza più dura che il cucciolo si ritrova a vivere.
L’allontanamento dalla famiglia e poi l’impedimento di poter raggiungere gli umani di riferimento, portano il cucciolo a vivere una serie di emozioni spiacevoli: paura, ansia, tristezza, rabbia, disperazione.
Non dobbiamo fare l’errore di confondere un bisogno naturale del cucciolo, pensando che siano capricci.
Certo che dopo un po’ di tempo smetterà di piangere, perché nessuno si accorge di lui, e imparerà a nascondere le sue emozioni.
Non offrire le cure necessarie genera nel cucciolo una sofferenza immediata di cui ne potrà fare le spese anche da adulto.
Le prime notti potremo restare vicino a lui, se piange allungheremo una mano per fargli sentire che siamo presenti.
Iniziamo così a creare un legame affettivo sicuro.
Gli dobbiamo dare del tempo perché si abitui a dormire da solo, dobbiamo avere pazienza, cura, rispetto.
Evitare di aiutarlo nella certezza che così si abitua prima a stare da solo, non capendo che un cucciolo si aspetta e necessita di vicinanza e cure, e credendo che assecondarlo sarà rischioso in quanto poi il cane inizierà a fare quello che vuole alzando sempre di più il tiro, potrà generare una grande incomprensione relazionale.
Sarebbe fondamentale che chi decide di condividere la vita con un cane, con un cucciolo, sappia a che cosa va incontro.